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ARGILLA E MITO di Maria Grazia Morsella


Ogni civiltà del passato ha tramandato la propria cultura, le usanze, i miti, le abitudini del quotidiano utilizzando come testimone un manufatto di ceramica: ciotole, attingitoi, versatoi, brocche, urne, vasi decorativi…Gli archeologi con lo studio dei frammenti fittili hanno ricostruito l'essenza di intere civiltà, perciò ogni esposizione di ceramiche artistiche è già di per sé una "narrazione d'argilla", autentica, sentita, voluta, rivisitata e rielaborata con lo spirito di un tempo più contemporaneo. Pensiamo all'elegante e raffinata cultura etrusca, ai vasi greci, agli antichi egizi che davano così tanto valore agli oggetti in ceramica al punto che erano soliti riferirsi alla propria abitazione con l'appellativo: "i miei vasi", ovvero quelli acquistati per ostentare ricchezza, status sociale, nobiltà, eleganza. In una narrazione d'argilla, ovviamente, non può mancare un riferimento alla "terra"come madre, custode, culla del mito e dell' inconscio, tutti elementi che sono passati dalla tradizione del racconto orale alla "forma scritta"degli archetipi umani nel mondo magico del racconto, della fiaba, della favola. La storia dell'argilla terra plasmabile, magica e adatta ad infinite forme affonda le sue origini in tempi così remoti da coincidere con il mito e con le origini della storia dell' uomo... "La vera opera d'arte nasce dall'artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. Staccandosi da lui assume la sua personalità e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta. Diventa un aspetto dell'essere. Non è dunque un fenomeno casuale, una presenza anche spiritualmente indifferente, ma ha, come ogni essere, energie creative, attive. Vive, agisce e collabora alla creazione della vita spirituale." Wassily Kandinsky Lo spirituale nell' arte "Allora il Signore Dio plasmò l' uomo con terra dal suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente" Genesi 2,7 "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò.. " Genesi 1,27 Per analizzare dal punto di vista mineralogico e chimico un frammento ceramico è necessario polverizzarlo; gli elementi rintracciabili nella "polvere" sono: ferro, potassio, fosforo, zinco, calcio magnesio…. Sono le stesse sostanze che troviamo nell' argilla, le stesse che compongono il corpo umano e le stesse delle stelle comete che furono le prime portatrici di componenti essenziali per la nascita della vita sulla Terra, alle origini del mondo. Questa alchemica creatura che è l'Uomo che è in parte argilla, in parte amalgama di elementi chimici, in parte spirito, è la più enigmatica fra le creazioni dell' universo. Il mistero che lo circonda conduce da sempre l'Uomo stesso in veste di filosofo storico archeologo antropologo a porsi domande sulla propria origine e soprattutto sulla propria creazione. Come l'archeologo, in risposta ai propri quesiti trova sul fondo del setaccio un frammento di ceramica, lo storico, l'antropologo, il filosofo trovano il mito. Setacciando il mito, troviamo sul fondo un grumo d'argilla, quasi a chiusura di un cerchio. La caratteristica più palese dell'argilla è che è un materiale estremamente povero, è terra impastata con l'acqua. Eppure esprime l' esaltazione della creazione e della vita attraverso i miti sulla creazione, e l'invocazione del divino attraverso simboli spirituali che sono preghiere incise su tavolette d'argilla o statuette votive o divinità antropomorfe o zoomorfe. Uno dei primi testi che riferisce sul mito della creazione dell' uomo è una trascrizione di un antichissimo testo pre-babilonese, trovato in frammenti dall' archeologo John Smith nel 1930 negli scavi dell' antica Ninive e ricomposto in sequenza nel 1959. In base al mito, le divinità babilonesi erano divise in due stirpi contrastanti di dei creatori superiori dediti all'ozio e dei inferiori e servitori costretti al lavoro dei campi, all'allevamento del bestiame, al faticoso trasporto delle primizie fino alle dimore degli dei superiori. Stanchi di essere sfruttati, gli dei minori invocano la Dea Madre Nintu e la supplicano di dare vita ad una creatura che li sostituisca nella fatica del lavoro. Nintu raccoglie dell'argilla e aiutandosi con dell' acqua crea un impasto che sarà lasciato "decantare" per esaurire la sua purificazione (ricordiamo lo stesso passaggio nel lavoro del vasaio). Nintu necessita però anche di un sacrificio. Uno degli dei dovrà morire affinché il suo sangue possa essere impastato con l'argilla e l'acqua in modo che con il sangue sia trasmessa alla creatura anche lo spirito che manterrà la creatura viva anche dopo la morte: questo spirito preserverà la creatura dall' oblío; il dio sacrificato è We'e il dio dell' intelligenza. Il suo sangue e il suo spirito saranno impastati nell' argilla con l' acqua e la creatura avrà vita. Prima di infondere la vita all'Uomo, Nintu chiede a tutti gli dei presenti di sputarvi sopra cosicché la creatura "assorba" le caratteristiche di tutti gli dei e sia fatto a loro immagine e somiglianza. È interessante notare come i vasai mesopotamici usavano sputare sulla pasta d' argilla prima di staccare delle porzioni. Come un vasaio, Nintu stacca 14 pani d' argilla e li divide in 7 maschi e 7 femmine creando la donna a propria immagine, e determina le regole dell' accoppiamento e del parto, in modo che la creatura umana si rigeneri senza intervento divino.

Nella mitologia greca, il mito della creazione dell' uomo non è "centrale"; manca un racconto canonico, la creazione è attribuita a miti e leggende che non contribuiscono a tracciare un quadro unitario, ma anche tra i greci troviamo un demiurgo che usa l' argilla per impastare l' Uomo. In realtà ne sono elencati diversi ma quello a cui è attribuito il contributo più significativo è Prometeo: "Nacque l'Uomo, fatto con divina semenza da quel grande artefice (...) Prometeo, a immagine degli dei che tutto regolano, impastando la terra ancora fresca con l'acqua piovana che da poco separata dall' alto etere, ancora conserva qualche germe celeste (...) Così quella terra che fino a poco prima era grezza e informe, subì una trasformazione e assunse figura mai vista di uomini". Publio Ovidio Naso Metamorfosi I: 76/88 Secondo Apollodoro, Prometeo fece dono agli uomini anche del fuoco: il ciclo rituale si completa come per la creazione da parte di un vasaio di un manufatto di argilla che si consacra solo dopo il passaggio nel fuoco. Il mito cinese affida il compito della creazione alla dea madre Nu Wa. La dea raccoglie argilla gialla dal letto del fiume Yang Zi e modella delle bamboline fatte a propria immagine. Presto stanca per la fatica però, inizia a battere una canna nel fango sporco. Le gocce di fango ammassate senza ordine prendono forme umane più scadenti delle precedenti. Da questo l' origine di classi sociali differenziate e frutto di predestinazione. L'Egitto ci tramanda uno dei miti più antichi attraverso la celebrazione del dio Hnum. Il suo culto risale a circa 2000 anni a. C., è il dio dell' agricoltura, responsabile delle piene del Nilo e quindi della prosperità dell' Egitto; è il dio della forza vitale, dell'abbondanza e della procreazione; ha il corpo di uomo e la testa di Ariete, aspetto questo che ci collega ad una visione anche astronomica e astrologica per simboleggiare l'inizio della primavera. Hnum è anche un dio artigiano. Egli possiede un tornio(secondo il mito ne è stato l' inventore) e, modellare l' argilla per farne vasi, completa la sua fisionomia di divinità creatrice. "Hnum ha creato l' uomo riproduttore e ha posato sulla terra la stirpe femminile. Egli ha organizzato la corsa del sangue nelle ossa formandola nel suo laboratorio sul tornio con la creta a forza di braccia". Inno a Hnum (Iscrizione nel tempio a lui dedicato presso Isna). Gli dei hanno forgiato l'uomo consacrando al mito argilla, vasaio e spirito. Come ogni racconto, anche il nostro inizia con il mito e prosegue poi con il racconto popolare e con la costruzione degli archetipi che narrano le vicende umane attraverso le fiabe. Una narrazione che ci accompagna dall' infanzia fino all'età matura nella continua ricerca di noi stessi.


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